Talidomide – da cavie umane a eroi nazionali

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Negli anni cinquanta e sessanta la Talidomide era venduta  in Italia come farmaco sedativo, antinausea e ipnotico, rivolto particolarmente alle donne in gravidanza. Si trattava di un farmaco i cui rischi/benefici, rispetto ai barbiturici del tempo, erano particolarmente favorevoli. Inventato dalla ditta tedesca Chemie Grünenthal non fu mai testato su animali gravidi prima di essere messo in vendita. Dopo essere stato diffuso in 50 paesi sotto quaranta nomi commerciali diversi, fra cui il Contergan, fu ritirato dal commercio in seguito alla scoperta che il farmaco, assunto in gravidanza, portava a gravi alterazioni congenite dello sviluppo del feto, ovvero amelia (assenza degli arti) o vari gradi di focomelia (riduzione delle ossa lunghe degli arti). Il Contergan, chiamato in Germania: “la baby sitter dei bambini” ha causato nel mondo almeno 20 mila casi di focomelia, a cui si sommano un numero imprecisato di aborti. Per oltre 50 anni in Italia è stato tenuto il silenzio sul caso. La patologia non era neppure riconosciuta come tale.

Son stati gli sforzi della dottoressa Nadia Malavasi, nata alla fine degli anni ’50 con focomelia a tre arti, a portare alla creazione nel 2004 dell’associazione T.A.I. Onlus – Thalidonìmidici Italiani O.N.L.U.S., che raccoglie coloro che sono stati danneggiati dal farmaco. Questi sforzi hanno riunito quanti affetti dalla stessa patologia e condotto al riconoscimento giuridico della “sindrome da talidomide, dopo 45 anni, finalmente riconosciuta come patologia cronica e invalidante. I danneggiati, insieme e allo scoperto, hanno ricevuto l’indennizzo che gli spetta dallo Stato.

Nadia è una personalità abbagliante. Laureatasi in Lingue e Letterature Straniere e Moderne con un Master di esperto della Formazione e Gestione delle Organizzazioni di terzo settore, Nadia prosegue gli studi nel 2006-2007 con la scuola di perfezionamento in Bioetica, divenendo poi membro delle Associazioni del Comune di Padova nel settore sanità. Costantemente impegnata in attività di volontariato Nadia è anche moglie e mamma di una bellissima famiglia. La sua forza e la sua indipendenza sono un esempio che deve far riflettere. Lei, vittima dell’atrocità del farmaco, e come se non bastasse orfana giovanissima, ha deciso di prendersi la sua rivincita e vivere la vita come un dono, impegnandosi attivamente per se stessa e per gli altri affinché tragedie di questo tipo non causino più sofferenza.

Il farmaco, rientrato in commercio nel 2008, per la cura di un grave tumore del midollo osseo è oggi regolato da un severissimo programma di controllo.

È proprio grazie a questo inglorioso caso infatti che nel 1963 nasce in Italia la farmacosorveglianza e nel 2004 l’AIFA Agenzia Italiana del Farmaco, associazioni che si occupano del controllo dei farmaci. È grazie a questo caso quindi, alla loro forza, che dobbiamo la nostra sicurezza.

MF
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