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Red T-Shirt Project – La danza oltre lo spazio e il tempo

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Quanti di voi con l’avvento di internet hanno abbandonato i quotidiani cartacei per la versione web? Quanti condividono video con youtube? Quanti la propria musica su soundcloud? Quanti ai servizi pubblici preferiscono il blabla car, quanti wikipedia all’enciclopedia o il couchsurfing agli alberghi? La forma mentis della rete si fonda sulla condivisione, e con l’avvento di internet e gli smartphone la realtà di oggigiorno è sempre più a portata di mano. Ora immaginate che lo stesso accada con il mondo della coreografia. Il Red T Shirt Project si propone di avvicinare la danza al quotidiano, le persone in diversi luoghi, le idee e i progetti oltre lo spazio e il tempo.

Intervista a Valeria Caboi* ideatrice del progetto:

Che cos’è il Red T Shirt Project?

É un progetto di ricerca in danza contemporanea che usa tecnologie ormai di uso quotidiano (smartphone, computer collegati ad internet e piccoli proiettori). Il progetto consiste in varie sessioni di laboratorio coreografico in cui danzatori di diverse parti del mondo interagiscono tra loro senza incontrarsi fisicamente, con lo scopo di creare materiale coreografico a distanza.

Il progetto é nato da una mia idea nell’ambito di una ricerca sulla relazione tra tecnologia e fisicitá del corpo nella performance dal vivo. Lo studio si sviluppa con l’osservazione delle reazioni dei danzatori quando incontrano l’impalpabile rappresentazione di altri danzatori (in video-proiezioni a grandezza naturale).“

Che contributo può apportare il progetto al mondo della danza?

Crediamo fortemente che in un prossimo futuro questa potrebbe diventare una tecnica comunemente usata per creare coreografia. É un dato di fatto che la vita sia in cambiamento: viaggi, progetti di interscambio per studenti, emigrazione. Tutto questo é legato a nuove forme di comunicazione e non puó che coinvolgere anche lo spettacolo dal vivo.

Questa forma di utilizzare internet e tecnologie come smartphone, computer e proiettori, contribuisce all’interscambio artistico tra paesi diversi. É incredibile vedere come può essere semplice per queste persone che hanno esperienze, età, lingua e cultura completamente differenti, interagire tra loro attraverso il linguaggio della danza, senza essersi mai incontrate!

Inoltre, il progetto coinvolge sia danzatori che non-danzatori, con lo scopo di interessare persone che non avrebbero normalmente diretto contatto con la danza.“

Avvicinare le persone della danza, e la danza al quotidiano?

Abbiamo cercato di tenere le tecnologie che utilizziamo ad un livello il piú “quotidiano” possibile. Usiamo un proiettore e uno o due smartphone. É importante che siano oggetti di cui tutti fanno uso quotidiano o quasi, anche perché per ora andiamo noi nei posti a fare i laboratori, ma l’idea é che diventi un metodo coreografico in cui non ci sará nemmeno bisogno che andiamo noi a montare tutto. Qualunque performer con uno smartphone e un proiettore potrebbe potenzialmente contribuire da qualunque parte del mondo“

Come nasce questo progetto? Cosa ha motivato realmente la ricerca sul rapporto tra nuove tecnologie, danza e quotidianeità?

Il progetto é nato da un’ esigenza reale che vivo io come tutti i sardi e non solo della nostra generazione: l’emigrazione forzata ma anche l’entusiasmo di viaggiare e aprire la testa a nuove possibilitá, a nuove culture. Il bisogno di usare le nuove tecnologie e i nuovi modi di comunicare a distanza per uno scopo di creazione artistica, indipendente dalle logiche di mercato.  Il progetto é inoltre un po’ una provocazione da aggiungere al grande dibattito su come definire lo spettacolo dal vivo, e su come la danza , che ha come strumento primario il corpo, possa confrontarsi con l’impalpabilitá e la poca fisicitá di questi scambi a distanza.“

Dove hanno luogo i laboratori? Come potete permetterveli?

Fino ad ora i laboratori hanno avuto luogo in Italia, Portogallo e Inghilterra. Stiamo finanziando parte del progetto con il Crowdfunding. A proposito, oggi è l’ultimo giorno per contribuire a questo indirizzo. Il progetto ha per ora coinvolto i seguenti partecipanti: Francesca Bertozzi (Italia), Sara Bernardo (Portogallo), Kindall Payne (U.S.A), Johan Philippe (Francia), e una sessione di gruppo a Firenze (Italia) con Pietro Pireddu, Michela Alessi, Elisa Pelosio, Benedetto Lo Buglio, Claudio Cardillo.

Non é stato facile raccogliere fondi ma che il ricavato verrá usato comunque o per uno dei nostri laboratori, o direttamente per mettere insieme il materiale giá raccolto, e creare una performance dal vivo con proiezioni… un’istallazione interattiva per esempio.“

*Valeria Caboi. Dancer, choreographer and dance teacher. She has a degree in Theatre and Performance Arts at Sapienza University of Rome and she has Post-graduated in Advanced Dance Studies at London Contemporary Dance School. She also studied at Spe.Ri.Dan school of Macomer (Sardinia), I.A.L.S. centre in Rome and M.A.S. school in Milan. She attended choreography courses with companies from all over the world such as: Mats Ek, Ballet Frankfurt of Wiliam Forsythe, Random Dance Company, Batsheva Dance Company, Centre National De La Dance and Hofesh Setcher Dance Company. She participated in the Psychotherapy and Dance-therapy Masters of Sapienza, Rome. As a performer she collaborated with companies and creative individuals such as: Elisa Monte Dance Company (NY), Nine Bob Note (UK), Compagnia Fattore K di G.B.Corsetti (IT), Companhia de dança do Norte (PT). Since university she has been researching into the relation between technologies and the body physicality in live performance, studying dancers reactions when they meet the untouchable representation of other performers (in films and projections). As an educator she teaches creative dance, body awareness, physical theatre, contemporary dance and ballet. 

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