Pfand, Ricicard ed Effecorta – Pratiche sostenibili per comuni virtuosi.

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Il termine tedesco Pfand (vuoto a rendere) indica che un contenitore (tipicamente bottiglie in vetro ma anche in plastica PET) una volta svuotato deve essere reso al fornitore così che possa essere riutilizzato (si arriva fino a 20 riutilizzi per i contenitori in PET, 40 per quelli in vetro) teoricamente questo è applicabile a tutti gli imballaggi. In genere chi acquista il prodotto vuoto a rendere paga un deposito che gli viene reso al momento della restituzione. L’espressione contraria è invece vuoto a perdere che indica che il contenitore non viene restituito e può essere gettato.

I vuoti a perdere sono molto spesso usa e getta, tuttavia alcune aziende producono contenitori vuoto a perdere che possono essere riutilizzati, quelli della Nutella per esempio, riutilizzati come bicchieri una volta svuotati. In Italia questa pratica è stata introdotta da tempo senza tuttavia effettivamente decollare. Non a caso il sistema Pfand in Germania funziona in maniere differente. Eppure questa politica del riuso è efficace: secondo studi condotti dall’Ufficio federale della Germania i vuoti a rendere sono significativamente meno inquinanti degli usa e getta, l’ammontare dei rifiuti è ridotto al 96% per il vetro e all’80% con la plastica. Il riuso per 20 volte di una bottiglia comporta anche un risparmio energetico del 76,91%. Il sistema tedesco prevede inoltre che il prodotto sia reso nello stesso negozio in cui è stato acquistato secondo una politica strategica di fidelizzazione del cliente e di valorizzazione del prodotto locale. In Germania il vuoto a rendere è valido anche per gli imballaggi e a volte può scatenare dei processi virtuosi inattesi, per esempio all’interno dei locali tedeschi bisogna lasciare un piccolo deposito quando si ordina una bevanda in bottiglia o in bicchiere il cui risarcimento avviene solo a seguito della restituzione dello stesso, una politica semplice e ingegnosa per coinvolgere la clientela nel sistema di riciclaggio, e non limitarlo semplicemente ai rivenditori. Un rapido esempio: In un locale non vengono serviti bicchieri di plastica usa e getta, ma di plexiglass riutilizzabile. Ognuno di essi costa un euro in più del normale, una birra anziché costare 2€ ne costa 3€ ma una volta restituito il bicchiere si avrà indietro l’euro aggiunto. Si riduce l’inquinamento da bicchieri usa e getta, i costi, e nel mentre si sviluppa una coscienza maggiormente sostenibile.

In alcune cittadine americane come Rochester il riciclaggio dei contenitori è reso ancora più semplice attraverso l’adozione da parte dei supermercati di appositi cassonetti elettronici per la raccolta di contenitori in vetro, plastica e latta. Si tratta di una soluzione molto simile allo Pfand tedesco che consente al singolo di contribuire al riutilizzo dei materiali ottenendo in cambio una piccola somma di denaro.

A Città della Pieve, in Umbria, ogni residente ha diritto a una tessera magnetica che si chiama Ricicard. Quando vai in ricicleria, il ferro, il vetro, la plastica e la carta che porti vengono pesati e alla fine dell’anno il totale viene tradotto in un rimborso sulla Tarsu (tassa sui rifiuti) dell’anno successivo. In altre parole, più ricicli e meno paghi.

Un tentativo significativo di ridurre gli sperperi di materiali è rappresentato dal comune di Capannori in cui ben 100 prodotti di filiera corta sono rigorosamente venduti alla spina. Per fare la spesa in questo negozio si usano contenitori riciclabili e le vecchie “sporte lucchesi”, tradizionali buste di paglia anziché le classiche buste in plastica. Effecorta rappresenta un nuovo modo consapevole e responsabile di consumare centrato sulle esigenze del singolo e del territorio e non sulle esigenze di mercato.

MF

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