Generazione Y: ProPositivo e OpenHub al TEDx di Pechino

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Domenica 13 Dicembre, Marco Serra, co-fondatore di ProPositivo e presidente di Open Hub, è stato ospite del TEDx talk all’Università Tsinghua di Pechino, la più prestigiosa università cinese. L’evento sarà incentrato sulla ‪#‎GenerazioneY‬, e sui cambiamenti che affliggono coloro che, nati tra gli anni 80 e 2000, stanno mettendo in discussione l’intero sistema di valori acquisito dalle generazioni passate alla ricerca di un futuro non più così scontato. In attesa del video ufficiale vi riportiamo di seguito il suo discorso.

Generazione Y: Una fabbrica di futuri desiderabili

Mi chiamo Marco, sono italiano e ho 39 anni. Sono nato in Sardegna, un’isola italiana molto bella al centro del Mare Mediterraneo, che ha l’estensione di circa 24 mila chilometri, più o meno una volta e mezzo l’area che occupa la città di Pechino. Sono nato nel 1976 e la mia non è una storia originale, è quella di comune di un ragazzo appartenente alla Generazione X, una generazione che ora ha raggiunto l’età adulta, ma che nel mondo occidentale ha avuto delle difficoltà a trovare un ruolo preciso e che per diverse ragioni storiche è come rimasta sospesa fra XIX e il XXI secolo.

Sono rimasto ad abitare con i miei genitori fino all’età di 18 anni, in un piccolo villaggio di 800 abitanti circa che si chiama Siamaggiore, fatto di case basse, di campagne intorno dove si coltivavano l’uva, le olive e i carciofi… dove sono ancora riconoscibili i ruoli istituzionali e le persone si conoscono un po tutte fra loro.

propositivo openhub tedx4Compiuti i 18 anni i miei genitori con qualche sacrificio mi hanno consentito di studiare all’università e mi sono trasferito a Roma e ho affrontato come molti degli studenti presenti qui oggi l’esperienza di allontanarmi dalla mia casa e dalla mia famiglia con molte speranze e progetti nella mia testa.Mi ricordo che durante i primi anni della mia formazione, la sensazione che mi ha sempre accompagnato è che tutto ciò che era nuovo arrivasse appena dopo di me, le novità sembravano appartenere più alla generazione dei miei amici più giovani. E ho creduto per molti anni fosse causa del fatto che abitavo in un piccolo paese. Più tardi ho scoperto che non era quella la ragione.

Ho iniziato la scuola elementare nel 1984 e ho avuto per cinque anni la stessa maestra, La Signora Franca e in classe con me gli stessi compagni. Ho imparato a scrivere e a leggere in un contesto analogico, ossia non digitale, ricopiando le lettere su bellissimi cartelloni colorati dai quali ricopiare l’alfabeto: “A” come aereoplano, “C” come ciliegia, “F” come fiore… e fra le cose che mi è rimasta più in mente vi è il concetto di ciclicità delle stagioni e del tempo. Di un certo ordine delle cose.

Appena ho concluso le scuole elementari le cose sono cambiate molto rapidamente, il sistema scolastico era già in evoluzione, le maestre per i bambini sono diventate tre, dopo qualche anno è stato introdotto lo studio dell’inglese e dell’informatica…e tutto il mondo senza che io lo sapessi era già in movimento vorticoso.

Anche crescendo la sensazione continuava ad essere quella che i bambini e poi i ragazzi della mia età fossero gli ultimi a chiudere un ciclo storico, e che i bambini poco più piccoli, quelli della generazione Y, avessero la fortuna di godere una posizione privilegiata, e che fossero loro i protagonisti di una nuova era. Sono sicuro che in qualche modo sia questa percezione ad avermi guidato in molte delle mie scelte, nella rincorsa di un futuro desiderabile che mi ha condotto fino a voi oggi 14 dicembre 2015 a 39 anni.Eccoci al primo punto che dobbiamo ricordare: La percezione del futuro è una cosa molto importante per la nostra vita.

I 3 tipi di futuro.

Ho la convinzione che l’idea di futuro sia la ragione ultima di molte delle cose che facciamo e che gran parte delle scelte siano orientata da questo interrogativo: come sarà il mio futuro? Credo anche che la presenza di tutti noi qui oggi ruoti intorno a questa domanda silenziosa, e nell’interrogarci sulla Generazione Y in verità stiamo cercando di interpretare ciascuno per se stesso cosa cambierà nella nostra vita domani.

Per alcune persone il futuro più importante è quello personale o della propria famiglia per altri il futuro che conta è della propria nazione, dell’intera specie umana oppure dell’intero pianeta. E i nostri conflitti nascono dalle soluzioni che ciascuno di noi crede migliori. Alcuni poi si interrogano sulle questioni che vanno al di la della vita generando risposte diverse. E come sapete anche questo genera nelle nostre società qualche problema.

ted3Continuiamo a collezionare esperienze e conoscenze durante la nostra vita e orientiamo le nostre scelte sulla base del tipo di informazioni che riceviamo e del modo in cui abbiamo imparato a organizzarle. Attraverso questo sistema creiamo delle strategie che riguardano il nostro futuro vicino o lontano.

Alle volte le questioni che dobbiamo affrontare sono molto semplici semplice e ci fidiamo della nostra intuizione. Ascoltiamo la musica che ci piace e ci emoziona, alcuni si vestono con particolare attenzione ad un modello estetico oppure scelgono una dieta alimentare vegetariana. Altre volte i problemi che ci si presentano sono complessi e allora spesso seguiamo dei pattern sociali, dei percorsi che qualcuno, nel corso della storia delle generazioni ha già adottato, sperimentato e perfezionato. Pensiamo per esempio ad alcune forme sociali che caratterizzano la vita della specie umana nelle differenti tradizioni come la famiglia, le forme di organizzazione del lavoro, ai riti sociali e le feste, il modo di affrontare le fasi della vita e il rapporto fra le generazioni per esempio.

Dietro ogni nostra scelta, grande o piccola stiamo investendo sul nostro futuro oppure lo stiamo compromettendo. Lala Dehenzeilin, mia amica e grande economista brasiliana ci dice che esistono almeno tre tipi di futuri:

(a) Futuri probabili; (b) Futuri possibili; (c) Futuri desiderabili.

Il secondo concetto che dovete tenere a mente è: esistono multipli futuri!

Per comprendere cosa intende Lala, immaginate il vostro prossimo fine settimana: se fate delle scelte orientate al vostro futuro probabile vi orienterete secondo le vostre abitudini: vi alzerete un po’ più tardi del solito, forse pranzerete con i vostri amici o la vostra famiglia e trascorrerete la vostra giornata a leggere un buon libro o a fare dello sport… forse fra meno di un anno non ricorderete con precisione quella giornata e non la saprete collocare sul calendario della vostra vita.

propositivo openhub tedxI futuri probabili sono quelli per cui non è richiesto un grande sforzo. Sono i futuri che accadranno anche senza il nostro intervento, senza che noi modifichiamo il nostro comportamento abituale. E’ anche un futuro necessario, un modo di vivere in modo efficiente alcune questioni della vita senza sprecare energie per cose di poco conto (nutrirci, avere cura di se stessi, fare la manutenzione della propria casa). Tuttavia moltissime persone si rifugia nei futuri probabili anche nella ricerca di soluzioni a problemi più importanti e rilevanti che riguardano le relazioni interpersonali, le scelte lavorative, le questioni che riguardano la collettività. Per chi concepisce solo questi futuri tutto quello che può disturbare l’equilibrio (una nuova idea, una tecnologia, una forma organizzativa diversa) è visto come una minaccia da combattere, di cui aver paura e quindi da ostacolare.

Ora, per il nostro prossimo fine settimana potremo affidarci, con un pò di fantasia, alla ricchezza dei futuri possibili: migliaia e migliaia di combinazioni di eventi che hanno una probabilità piccola o grande di presentarsi e che sono diversi dal futuro più probabile. Per esempio il prossimo fine settimana potremmo innamorarci o avere l’idea per un progetto di business che avrà successo nella nostra vita o ricevere in dono un biglietto aereo per compiere un viaggio sensazionale.

La sfera dei futuri possibili, è molto più ampia e incredibilmente ricca di possibilità. Perché si verifichino non dobbiamo necessariamente impegnarci nel raggiungere un obiettivo, sono futuri perlopiù casuali e potrebbero riguardare anche l’arrivo di situazioni perlopiù al mutamento delle condizioni generali di un sistema, favorevoli o sfavorevoli che non ci siamo impegnati a ricercare. In genere siamo abituati a trascurare questo tipo di eventi e l’arrivo genera in noi sorpresa.

Se invece decidessimo che durante il prossimo fine settimana vogliamo incontrare una persona per noi importante e che abita a mille chilometri da noi, per esempio un amico che non vediamo da tanti anni, allora stiamo progettando un futuro desiderabile, un evento specifico, che ha rilevanza positiva per noi e che ci impegniamo con dedizione a raggiungere. Un futuro desiderabile è anche quello che stiamo contribuendo a costruire quando lasciamo con sacrificio la nostra casa e scegliamo di iniziare lontano dalla nostra famiglia un progetto di studio.

Quindi i futuri desiderabili sono dei futuri possibili che ci promettono ricompense di diverso tipo. I futuri possibili hanno bisogno di un obiettivo specifico, di un progetto, di risorse, di capacità di gestione e naturalmente di una certa dose di fortuna. Anche i futuri desiderabili possono riguardare degli obiettivi semplici, ma quelli più difficili da raggiungere sono quelli che riguardano un gruppo, una collettività o una nazione perché per potersi avverare necessitano dello sforzo congiunto di tante persone o di tante organizzazioni. Richiedono capacità di analisi e visione. Sono quei futuri a cui attingono i leader visionari, che non si accontentano dei futuri probabili e che cercano di mobilitare altre persone convincendoli della propria vision e della necessità di un cambiamento. I grandi leader della storia generalmente attingono a questo tipo di futuro portando innovazione nell’immaginario di altre persone. Ricordiamo: la leadership è una competenza indispensabile per orientare futuri desiderabili. L’altra competenza è la consapevolezza.

Il cambiamento e l’imprevedibilità…

Ora è necessario dire che per la maggior parte dei 2 milioni e 800 mila anni di storia dell’uomo, ad eccezione di piccole accelerazioni momentanee la storia è andata avanti per mutamenti lentissimi, cicli molto lunghi in cui sono riconoscibili relativamente poche tappe significative, anche se importantissime,pensiamo al susseguirsi dell’età della pietra, dell’età del ferro, del bronzo ecc. ciascuna delle quali è durata migliaia di anni e hanno accompagnato uno sviluppo lentissimo portandoci dalla preistoria alla storia attraverso la scrittura. In queste epoche così distese era il futuro probabile a dominare, era la tradizione a guidare il pensiero e il progetto del futuro e a fornirci in maniera significativa modelli di orientamento per la maggior parte delle questioni legate alla vita, al lavoro, all’affettività e perfino alla morte.

propositivo openhub tedx33Negli ultimi duecento anni invece a partire dall’epoca industriale il mondo ha cominciato a cambiare radicalmente e negli ultimi decenni poi alcuni fattori si sono legali in una triplice elica del cambiamento. La tecnologia, il miglioramento delle qualità di vita e della ricchezza media hanno generato una curva demografica ripidissima (siamo oggi sette miliardi sulla terra, quasi cinque miliardi e 500 milioni in più di quanti eravamo all’inizio del XX secolo.) e una situazione molto vicina a quella che profettizzava Vladimir Ivanovič Vernadskij all’inizio del secolo scorso e che lui definiva noosfera, ossia la terza era della terra dopo la geosfera inanimata e la biosfera dominata dai regni vegetale e animale. La noosfera è l’era del dominio del pensiero umano che tutto pervada, una descrizione davvero profetica dell’enorme rete digitale che avvolge il pianeta.

Insomma velocità e cambiamento sono le caratteristiche essenziali che sembrano caratterizzare lo scandire del tempo. Tanto che diventa sempre più difficile fare delle previsioni sul futuro anche prossimo, sia a livello dei sistemi micro sia a livello dei sistemi macro. Il terzo indizio è: il cambiamento è ovunque e si è sposato con la velocità e questo rende anche il futuro prossimo imprevedibile

Pare che non sia più possibile affidarsi ai futuri probabili e che quindi, al fine di impedire che si verifichino futuri possibili catastrofici dobbiamo rassegnarci all’unica soluzione di impegnarci a progettare dei futuri desiderabili con una visione più ampia possibile, possibilmente planetaria.

Un nuovo ruolo per la scuola e l’università.

Il tempo passato e il tempo futuro sembrano essersi definitivamente separati e l’illusione di poterci accomodare sulle previsioni di futuri probabili è definitivamente tramontata. E’ come se avessimo appena fatto un salto antropologico: il passato immediato, il presente e il futuro hanno istruzioni d’uso differente.

Capite bene che per la scuola e l’università, cioè le istituzioni a cui abbiamo delegato il compito di trasmettere le informazioni per gestire la complessità del futuro, improvvisamente hanno necessità di ridisegnare i loro schemi e la cattiva notizia è che non abbiamo il tempo di farlo gradualmente ne possiamo prenderci la responsabilità di sospendere la nostra missione. Mario Sergio Cortela, un filosofo brasiliano che seguo con molto interesse, dice senza mezzi termini che il problema dell’educazione è semplice: gli studenti del XXI secolo, hanno insegnanti del secolo XX che ancora applicano metodi e tecniche sviluppati nel XIX secolo, per risolvere i problemi di un mondo che non è più il nostro.

Questa condizione è ben fotografata dallo studioso Geof Mulgan che ci dice di adolescenti e post adolescenti annoiati nelle scuole che non riescono a trovare motivazione e interesse per quello che prevedono i programmi scolastici. Contemporaneamente molte organizzazioni tardano a innovarsi per alcune ragioni: a) il mancato ricambio generazionale che ha lasciato fuori dalla linea di comando la generazione x b) il fatto che gli studenti escano dalle scuole e dalle università senza avere acquisito le competenze necessarie ad imprimere un cambiamento sostenibile, consapevole e orientato.

Siamo senza speranza? io credo di no! Io credo che scuola e università hanno una grande opportunità di lavorare insieme alle generazioni attive, in particolare con la generazione Y e subito dopo con la generazione Z e il progetto che vi propongo è quella per aprire una fabbrica futuri desiderabili.

Prima di partecipare a questo TED ho lavorato insieme ad alcuni amici, professori universitari, ricercatori, studenti e professionisti per definire una checklist che possa contenere gli elementi utili a costruire la nostra fabbrica di futuro. Vorrei dunque fare un appello a tutti gli studenti qui presenti, perché quanto tornate a casa, quando andate a scuola, quando guardate negli occhi un vostro compagno di studi, pensiate a quale tipo di futuro volete per voi stessi, e a quali cose non dovreste mai dimenticare quando costruite la vostra esperienza formativa per la vostra generazione, Generazione Y. A tutti i professori, vorrei che faceste lo stesso, perché tutti insieme possiamo completare la nostra missione come formatori per nutrire il mondo di futuri desiderabili.

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