LATERZA – 100 anni fa, nel gennaio del 1921, al teatro Goldoni di Livorno nasceva il Partito Comunista Italiano. Un anniversario importante che ci consente di ripercorrere le origini del comunismo in Italia: una storia che nasce dai drammi della prima guerra mondiale, della rivoluzione russa e del tentativo fallimentare di preparare la rivoluzione socialista anche in Europa. Sono proprio gli anni che vanno dal 1917 fino al 1924-26, quando il fascismo ormai vittorioso chiude al PCI ogni possibilità di azione e imprigiona Gramsci e moltissimi altri dirigenti e militanti, a costituire il centro di questa ricostruzione perché fu allora, in questa ‘età del ferro’, che si coagulò il cuore identitario del partito. Ripercorrere le vicende della nascita del comunismo, oggi, significa domandarsi a quali obiettivi si ispirasse quella scelta, cosa abbia comportato nella storia italiana e quali effetti abbia avuto, cosa abbia rappresentato nelle vicende dell’intero movimento operaio e socialista e nella sua continua pratica di divisione. Le pagine di questo libro danno ampio spazio ai protagonisti della scissione di Livorno (Gramsci, Togliatti, Terracini), ma anche ai socialisti che rifiutano su posizioni diverse quella scelta (Turati, Serrati), non dimenticando il ruolo che svolge in quegli anni Mussolini, prima e dopo la sua ascesa al potere. Al di là di ciò che pensano e di come agiscono in concreto questi uomini, è soprattutto la cornice internazionale e il contesto storico in cui si muovono – caratterizzati dalla Grande guerra e dalla Rivoluzione russa – a determinare in gran parte gli esiti delle loro scelte. Il ‘partito nuovo’ che Togliatti cerca di ricostruire nel 1943, al suo rientro dalla Russia e mentre in Italia è cominciata la Resistenza contro il nazifascismo, rappresenta una fase diversa ma che rivendica ancora la scelta del 1921. Una storia di rotture, quella del comunismo italiano, ma anche di continuità.
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